Quando l’io si moltiplica. Cos’è la dissociazione

La parola dissociazione per indicare uno stato di difficoltà di una persona ricorre spesso nel linguaggio quotidiano, perdendo però il suo reale significato. Proviamo a fare chiarezza chiedendoci: cosa vuol dire dissociarsi? Che differenza c’è tra la dissociazione patologica e quella fisiologica?
A chi non è mai capitato di dissociarsi? Giornalmente ogni individuo sperimenta delle dissociazioni fisiologiche, dovute ai propri pensieri e caratterizzate da una breve durata. Ciò che differenzia queste da una dissociazione patologica è la qualità, la durata e l’invasività della dissociazione, che può interferire con la vita quotidiana dell’individuo causando problemi sociali, relazionali e lavorativi.
Il disturbo dissociativo di identità è stato definito per molto tempo come un disturbo di personalità multipla, termine che evidenziava la presenza di più identità conviventi nella stessa persona. Con il tempo l’attenzione si è focalizzata sull’aspetto disintegrativo di questo disturbo, cioè sulla mancata integrazione di aspetti quali: identità, memoria, coscienza e percezione.
Le caratteristiche del disturbo
Le persone con questo disturbo vivono delle alterazioni della memoria, della percezione e del comportamento, che si manifestano con cambiamenti nel modo di agire, interagire. Per quanto riguarda le alterazioni della memoria, la persona presenta delle lacune relative alle attività giornaliere; queste lacune però non sono associate alle normali dimenticanze in cui si può incorrere nel corso della giornata. Ovviamente questi sintomi causano un notevole disagio a chi li vive, sia in ambito sociale che lavorativo, e vengono solitamente segnalati da altre persone o dalla persona stessa.
Le possibili cause di questo disturbo
Secondo il modello psicodinamico, il disturbo non è altro che una difesa conseguente a un trauma: chi lo manifesta si distacca da un evento che può essere stato traumatico, presentando dei vuoti che riguardano l’evento traumatizzante o addirittura informazioni personali. Come abbiamo detto, questi vuoti non sono semplici dimenticanze: la persona presenta una vera e propria “amnesia dissociativa”, caratterizzata dall’incapacità di ricordare delle informazioni autobiografiche importanti, come eventi significativi, esperienze personali o addirittura, nei casi più rari, il proprio nome o la propria data di nascita. In altri casi le persone possono ritrovarsi in alcuni luoghi senza avere memoria di come ci siano arrivati o ritrovare oggetti senza però ricordare quando li hanno trovati o acquistati
Come, quando e perchè può presentarsi questo disturbo.
In linea generale questo disturbo viene diagnosticato tra i 20 e i 40 anni e si presenta maggiormente in persone che hanno una familiarità, cioè che hanno un parente di primo grado con questo problema.
Nei bambini il disturbo dissociativo di identità si presenta inizialmente con difficoltà di memoria e di concentrazione, ma raramente vi è il cambio di personalità. Inoltre, i sintomi che vive il bambino non sono collegati a compagni di gioco immaginari. In adolescenza spesso i sintomi sono mascherati e confusi con quella che viene definita “crisi adolescenziale”. In età senile, invece, le persone possono già essere in cura per altri disturbi legati all’amnesia dissociativa.
Come vengono trattati i disturbi dissociativi?
I disturbi dissociativi vengono generalmente trattati attraverso percorsi di psicoterapia combinata in alcuni casi con terapia farmacologica. Gli approcci psicoterapeutici maggiormente utilizzati sono:
- la terapia cognitivo-comportamentale, che si concentra sul modificare i pensieri e i comportamenti legati alla dissociazione
- la terapia dialettico-comportamentale, utile soprattutto con i soggetti che hanno difficoltà nella regolazione delle emozioni, cioè nel capire e gestire le proprie emozioni
- l’EMDR che elabora i ricordi traumatici, spesso alla base dei disturbi dissociativi.